Maschera di origine calabrese, deve il suo nome, secondo alcuni, a Giovanni Golapiena, mentre secondo altri è una corruzione di Zan Gurgola, per via del suo insaziabile appetito.
La sua origine risale al Settecento. Secondo Giuseppe Petrai, autore de “Lo spirito delle maschere”, Giangurgolo era la caricatura del nobile siciliano, divenuta popolare in Calabria dopo il 1713, ossia dopo che, ceduta la Sicilia ai Savoia, molti blasonati che parteggiavano per la Spagna lasciarono l’Isola. Il carattere del personaggio si consolidò nella seconda metà del Settecento, come una delle infinite versioni del Capitano fanfarone e codardo, senza però mai acquisire un’identità forte: a volte è raffigurato come un vecchio, altre come un giovane, a volte con il ruolo di servo, altre con quello di oste. In ogni caso sempre enorme è il suo appetito, a stento placato da “un carretto di maccheroni, una cesta di pane e due botti di vino”. Il suo costume era caratterizzato da un alto cappello a cono, da un corpetto stretto e da pantaloni a sbuffo a strisce gialle e rosse. Sul volto portava una maschera dal naso enorme e una spada altrettanto smisurata gli pendeva su un fianco.
Fonte: teatro di nesssuno