AMBONE DELLA BASILICA SANTUARIO DI SAN DOMENICO IN SORIANO

Testo di arch. Luigi Bartone

Il progetto si fonda su due aspetti concettuali che trovano espressione nella rappresentazione architettonica e musiva dell’ambone. La scelta artistica descrive l’annuncio del Risorto nella sempre attuale dinamica di salvezza del popolo di Dio e lega indissolubilmente la Parola al Sacrificio.

RISURREZIONE E ANNUNCIO

L’ambone è il luogo della risurrezione ed è anche il luogo del suo primo annuncio. La pietra rotolata è il segno di un’assenza e di una nuova presenza. Questo luogo di diffusione del lieto annuncio rappresenta quindi la nuova alleanza con Dio che vede trasformata la caducità di Adamo, cacciato dal paradiso terrestre, nella gloria del Cristo che porta a compimento la storia della salvezza.

A rappresentare figurativamente la risurrezione, secondo i canoni ed i simboli delle architetture liturgiche antiche, sono stati progettati due elementi di natura simbolica:

  • Un elemento architettonico, la nicchia che figura la tomba vuota. Luogo del sepolcro, della risurrezione e dell’annuncio al mondo intero.
  • Un elemento decorativo, i fiori e le piante. Rappresentano l’eden perduto e ritrovato in Cristo.

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UN’OPERA COERENTE

L’ambone si inserisce formalmente in rapporto dialogico con l’altare e l’intera Basilica, definisce e completa l’insieme del presbiterio con coerenza compositiva e decorativa.

La scelta del marmo e dei suoi colori, delle volute sinuose e delle modanature collega ambone e altare, i due “luoghi” che costituiscono un percorso di fede, una strada che collega il cenacolo alla tomba.

Questo dialogo formale non vuole sminuire l’unicità dei due elementi, al contrario ne esalta l’organicità. L’ambone “riprende” le decorazioni settecentesche siciliane e le fa proprie secondo un principio di unicità visiva.

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L’ATTUALITÀ DELL’ANNUNCIO

La rappresentazione musiva ha scelto la scena dell’incontro di Cristo risorto con i discepoli di Emmaus.

Questo passo del Vangelo di Luca (24,13-35) è la prima apparizione di Cristo dopo la risurrezione. Per questo l’ambone diventa il primo annuncio, il kerigma della nostra fede.

Il gruppo in bronzo rappresenta sullo sfondo di Gerusalemme, sulla mensola si staglia la figura di Cristo risorto che accompagna i due discepoli di Emmaus lungo il viaggio che li riporta alla loro vecchia vita, un cagnolino che rappresenta l’Ordine domenicano sempre fedele al Vangelo, li precede indicando la strada della fede al Popolo di Dio.

Ci sono qui degli elementi molto importanti che lo rendono sempre più attuale:

Quello che avviene ai versetti 22-23 ha qualcosa di sconvolgente: “Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo”.

Quindi i discepoli di Emmaus sanno che Gesù è risorto, forse credono anche in queste parole ma non riescono ad accettare che il Messia possa passare per la croce e la morte. Sentono nel loro cuore qualcosa che li porta verso il Cristo, ma preferiscono ritornare a casa. Loro che sono cresciuti del luogo che ha visto i trionfi in battaglia di Giuda Maccabeo, la loro identità di giudei riconosce solo un Messia vittorioso che sconfigge gli avversari per ricostituire nuovamente Israele.

Per questo al versetto 26 gli dice espressamente “Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?”.

Ad Emmaus conoscono quel Dio che è potente in battaglia ma stentano a riconoscere il Cristo che si fa tuo compagno di strada e dà tutto per tutti, anche la propria vita.

Questa rappresentazione è oggi più di un “semplice” incontro, questo è il nostro modo “moderno” di immaginare Dio.

L’attualità di questo brano evangelico trova nel nostro caso una possibile interpretazione: Siamo restii a riconoscere ed accettare un Dio debole e fragile, noi lo vorremmo forte per sconfiggere le nostre malattie e quelle del mondo intero, noi vorremmo un Dio al nostro servizio, non consapevoli che così vorremmo sostituirci a Lui.

Lui invece si fa nostro compagno di viaggio lungo il cammino della nostra vita, nei tempi della tristezza e della desolazione, ci è vicino anche quando non lo riconosciamo (nei poveri, negli stranieri, negli ammalati, nei carcerati…) e dove oggi non immagineremmo di trovarlo (nei luoghi della nostra ordinarietà, sul lavoro, in famiglia…). Lui si fa invitare nei nostri luoghi “Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino” (vers. 29).

Gesù ci ricorda che questo cammino ha una meta verso cui dirigere il cuore, che è il luogo del Suo sacrificio, l’Eucaristia. È lì che lo riconosceremo “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?”.

È da lì che senza indugio faremo ritorno a Gerusalemme per annunciare che Cristo è veramente risorto.

L’ambone è stato commissionato nel 2016 P. Remigio Romano O.P. quando era superiore della comunità dei frati.

Ideato e progettato nel 2016 dall’architetto Luigi Bartone, realizzato nel 2017 e 2018 per la struttura e gli elementi decorativi in marmo dal maestro Domenico De Masi.

L’opera è installata nella Basilica nel mese di gennaio del 2019 quando è Superiore della comunità P. Rosario Licciardello O.P.

L’opera non è ancora completa della parte musiva, che sarà realizzata nel 2019 in bronzo dal maestro Giovanni Valentino.

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