Intervista a S.E.R. Mons. Luigi Renzo vescovo di Mileto / “Mamma Natuzza”

La Conferenza Episcopale della Calabria, presieduta dall’arcivescovo metropolita di Cosenza- Bisignano, Padre Salvatore Nunnari, ha recentemente espresso parere favorevole alla richiesta di monsignor Luigi Renzo, vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, di introdurre la causa di beatificazione di Natuzza Evolo. “Mamma Natuzza”: una donna semplice e umile, povera e nascosta, che da oltre settant’anni è simbolo autentico e vivente della fede cristiana. Chi l’ha conosciuta, si è aperto alla conversione e alla preghiera, trovando risposta ai tanti problemi del cuore e della mente. Tra pochi giorni ricorre il quinto anniversario della sua morte avvenuto nel giorno della Solennità di tutti i Santi. Incontriamo sua eccellenza reverendissima, Mons. Luigi Renzo, vescovo di Mileto Nicotera Tropea.

D.: Eccellenza, che cos’è la “santità”?

R.: La santità è la realizzazione del progetto di amore che Dio ha su di noi. Santo non è il perfetto che non è caduto mai in qualche colpa, ma chi sa risollevarsi confidando nell’amore misericordioso di Dio. Questo dice che tutti possiamo guardare alla santità. Verso questa strada di solito Dio chiede a tutti cose semplici, ma nello stesso tempo, dandoci Lui la Grazia e la forza, mano mano può chiedere cose più impegnative. Ma lo fa perché ha fiducia di noi e ci vuole santi anche allo stadio perfetto ed eroico. Si entra così nel cuore di Dio.

D.: Natuzza Evolo è stata una testimone autentica del messaggio cristiano. Eccellenza, in che senso l’eroismo della fede in Dio, sull’esempio di questa donna, può stimolare oggi a credere che è possibile operare bene e per il bene?

R.: La santità nasce dal continuo impegno di trasformare in noi e fuori di noi il male in bene, l’egoismo in altruismo. Si tratta anche di andare controcorrente rispetto alla mentalità del mondo nello spirito e nella lettera delle Beatitudini del Vangelo. Ciò che spinge a cambiare stile di vita è certamente la Grazia di Dio. E’ Lui che ci fa scoprire la gioia e la bellezza dell’essere battezzati, dell’essere e sentirci suoi figli. I Santi – e tra questi Natuzza – con la loro testimonianza ci stimolano e ci aiutano a capire che questo è possibile, è alla portata: ciò che conta è prendere gusto a farsi amare da Dio. Non si tratta, pertanto, di fare miracoli, di essere eroi o di non sbagliare mai, ma di farsi amare da Dio ogni giorno di più aprendo a Lui il nostro cuore. E’ l’amore con cui facciamo le cose che le renderanno buone per noi e per gli altri. “Ama e fai ciò che vuoi!”. L’amore vero e disinteressato cambia le logiche del nostro mondo perverso.

D.: Una figura come Natuzza Evolo cosa riesce a comunicare alla società del provvisorio?

R.: Natuzza con la sua semplicità disarmante e con la sua profonda spiritualità è una vera sfida alla nostra cultura liquida, caratterizzata dalla ricerca dell’effimero, del successo e del contingente. Comunica l’amore alla vita. Questo è il suo primo messaggio convincente. Il ricupero della spiritualità e della interiorità, – l’esempio limpido che Natuzza ci ha lasciato con la sua testimonianza – è la via più breve e sicura per uscire dall’aridità del cuore al fine di intraprendere un percorso serio di fede e di umanità. Con Gesù, riferimento e modello di uno stile di vita più umano e responsabile, saremo tutti vincitori sulle sacche della nostra cultura del provvisorio e del relativismo totale. Un mondo senza Dio è un mondo senza uomo. Dio non mortifica, ma nobilita l’immagine vera dell’uomo. L’uomo viene prima delle cose. Con la sua spiritualità Natuzza ci offre questi stimoli

D.: La vita di “mamma Natuzza” è stata vissuta come “conseguenza di un amore”. Ci spiega

quale?

R.: L’aver scoperto che Gesù l’amava sul serio è stato il filo conduttore della vita di Natuzza. Lei è grande per la sua fede, per il suo amore, per il suo “sì” totale e generoso dato a Cristo sofferente. E’ sintomatico quello che rispose a chi le aveva chiesto come mai Dio non suddivideva la sofferenza con gli altri, riservandola invece solo a lei: “Gesù non dà a voi la sofferenza perché voi la rifiutereste. Io l’ho sempre abbracciata con fede e con amore. Ecco perché Gesù la riserva a me, ecco perché chiama me a salire sulla Croce con Lui”. Amor con amor si paga: così si può riassumere la testimonianza coraggiosa di Natuzza.

D.: Perché Dio sceglie sempre “i semplici” del mondo?

R.: Perché i semplici e i poveri in spirito come Natuzza, sono quelli più pronti a seguirlo fino in fondo per aiutarlo a salvare l’umanità e per fare da parafulmine sulle tragedie del mondo. “Ti lodo, o Padre, perché ti sei fatto conoscere e capire dai piccoli e dai semplici”, dice Gesù nel Vangelo. Natuzza si è mossa su questa lunghezza d’onda.

Intervista di Elia Fiorenza

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