
Si è concluso di recente a Valladolid (España) il III Congreso Latinoamericano de Religiosidad Popular sulla Semana Santa, Representaciones y ritos representados. Desenclavos, pasiones y vía crucis vivientes che ha visto la partecipazione di antropologi, etnomusicologi, storici, filosofi e sociologi provenienti da varie università europee ed extraeuropee come: D. Armando Partida Tayzan (Universidad Nacional Autónoma de México), D. Josep Mª Sabaté i Bosch (Universitat Rovira i Virgili (Tarragona), Dña. Mª Pía Timón Tiemblo y Dña. Consolación González Casarrubios (Instituto del Patrimonio Cultural Español y Universidad Autónoma de Madrid), D. Ángel J. Moreno Prieto (Instituto Universitario de Historia “Simancas” – Universidad de Valladolid), Dña. Intidhar Ali Gaber Al-Harishawi (Universidad de Bagdad – Irak), Dña. Mª Beatriz Aracil Varón (Universidad de Alicante), D. Nelson E. Pereyra Chávez (Universidad Nacional San Cristóbal de Huamanga-Ayacucho- Perù), D. Salvador Rodríguez Becerra (Universidad de Sevilla), D. Luis Resines Llorente (Estudio Teológico Agustiniano). Il congresso organizzato dal Centro de Antropología Aplicada dell’Università di Valladolid e dallo Estudio Teológico Agustiniano ha riscosso notevole successo grazie all’impegno dei prof. José Luis Alonso Ponga, P. Fernando Joven Álvarez, David Álvarez Cineira, Pilar Panero García.

Rappresentazioni e riti Pasquali rappresentati in tutto il mondo cristiano hanno affascinato studiosi e ospiti accorsi ansiosi di comprendere il rapporto intrinseco tra ritualità popolare e liturgia. Questa conferenza, come nel 2008 e nel 2010, ha avuto come scopo precipuo quello di facilitare lo scambio e la discussione tra ricercatori provenienti da diversi campi di studio e di provenienza geografica diversa. Tuttavia, questa terza volta, ha dedicato particolare attenzione alle rappresentazioni della Passione. Per l’occasione un nuovo spazio è stato dedicato anche a studi su elementi importanti come composizioni musicali che accompagnano i riti e rappresentazioni.
Il Congresso aperto da Sua Eminenza, cardinale Ricardo Blázquez Pérez, Arcivescovo di Valladolid e presidente della Conferenza episcopale spagnola, ha registrato la presenza autorevole di antropologi e storici italiani di rilievo, tra cui: Francesco Faeta, Ordinario di Antropologia generale presso l’Università di Messina, Ignazio E. Buttitta (Università di Palermo) oltre allo storico Pietro Totaro (Università di Bari – Aldo Moro). Tra loro anche un giovane etnomusicologo palermitano Giuseppe Giordano (La Sapienza-Roma) e Martino Michele Battaglia (Università di Messina) docente di Antropologia Culturale presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici di Reggio Calabria che è ritornato a Valladolid per la terza volta. Battaglia, ancora una volta ha rappresentato con successo la Calabria e in particolare il Vibonese con i suoi modi di vivere il sacro nella Settimana Maggiore. A tal proposito, ha rilevato, tra l’altro, che Benedetto Croce precisa come i drammi sacri spagnoli ottennero fortuna in Italia grazie ai predicatori spagnoli abili nell’esercizio dell’ars oratoria dai pulpiti delle chiese, famosi per aver introdotto i cosiddetti ‹‹concetti predicabili››.

Il dato storico ineccepibile, grazie allo storico del Santuario Domenicano di Soriano padre Antonino Barilaro O.P., ci informa che nel 1664 uno stampatore vibonese, Domenico Antonio Ferro, giunse da Napoli, dove lavorava, a Soriano per impiantare una tipografia per il convento, voluta da frate Domenico De Sanctis, bibliotecario dell’epoca. In essa furono tra l’altro stampati due volumi, complessivamente di 1.500 pagine di ‹‹Considerazioni predicabili sopra gli Evangeli della Quaresima e altre feste dello stesso De Sanctis, un modo di recitare il Santissimo Rosario con tre meditazioni per ciascun misterio››. Perciò, Battaglia ha posto l’accento sul fatto che i Domenicani insieme alla confraternita di Gesù e Maria del SS. Rosario siano stati tra i primi a importare queste manifestazioni paraliturgiche dalla Spagna in virtù dei rapporti sempre più stretti con la corona spagnola legati all’apparizione del Quadro miracoloso di San Domenico (15 settembre 1530).
A ciò, si aggiunge un altro dato storico importante relativo all’acquisto della contea da parte dei Frati Predicatori col contributo di Filippo IV nel 1652, oltre agli archivi della Confraternita che registrano come col tempo siano stati sostituiti i simulacri protagonisti della sacre drammatizzazioni del triduo pasquale. Col congresso la religiosità popolare che è alla base degli eventi culturali della Settimana Santa ha posto in rilievo il fenomeno relativo ai valori sulla base religiosa che è diventata un fenomeno sociale e culturale in molti luoghi in ambito Euromediterraneo.
Lo studioso sorianese ha posto in rilievo con l’ausilio di diapositive la straordinarietà del luogo ove si svolgono i riti del triduo pasquale con la Magnifiche Rovine a fare da sfondo alle processioni, oltre all’impegno costante della Confraternita di Gesù e Maria del SS. Rosario a partire dal Priore Domenico Margiotta con il suo direttivo. Un ricordo speciale Battaglia lo ha tributato al Sottopriore, Antonio Grillo, scomparso nel 2015 per lo spirito di abnegazione con cui ha svolto il proprio compito in seno alla Confraternita, al Santuario e nei confronti della comunità sorianese. Di grande interesse anche lo studio di Giuseppe Giordano che ha relazionato sui modi di cantare la Passione in Sicilia e nel palermitano in particolare, ponendo in risalto come la musica e il canto accomuna in un certo senso le consuetudini delle processioni del Venerdì Santo anche in Calabria. Giordano per l’occasione ha presentato una rilevazione etnografica sui cantori siciliani che ha destato l’attenzione di tutti proprio per l’esclusività e l’esperienza con cui il filmato è stato redatto.
La chiusura dei lavori è stata affidata ad Enrique Gavilán Dominguez, professore di storia antica e medievale presso l’Università di Valladolid, con la conferenza la teatralità delle processioni: tra dramma e rituale, che ha analizzato le processioni pasquali come spettacolo. La questione centrale che lasciano non è “che cosa rappresentano?”, Ma “che cosa fanno?”. Il cambiamento si basa su una concezione del teatro che non è semplicemente mimesis, ma l’evento.
Articolo di Anna Rotundo