La ricerca sull’immagine miracolosa di San Domenico di Soriano (Vibo Valentia) parte dall’analisi delle fonti letterarie che tramandano la vicenda dell’arrivo del dipinto – portato nel convento domenicano la notte del 5 settembre 1530 dalla Vergine, Santa Caterina di Alessandria e Maria Maddalena – e del suo operare miracoloso. Il testo di Silvestro Frangipane, ‘Raccolta de’ miracoli fatti per l’intercessione di san Domenico, istitutore del sacro ordine de’ Predicatori, con l’occasione d’una sua imagine portata dal cielo in Soriano’, stampato a Messina nel 1621, rappresenta l’ideale punto di partenza per una ricerca sul ruolo della tela prodigiosa. Contiene preziose informazioni sul convento e la sua immagine anche la ‘Cronica del Convento di S. Domenico a Soriano dall’anno 1510 fin’al 1664’, opera di Antonino Lembo, domenicano catanzarese, pubblicata a Soriano nel 1665. Accanto allo studio delle fonti storiche – analisi del ‘topos’ agiografico dell’arrivo dell’immagine acheropita, schedatura dei miracoli compiuti finalizzata all’individuazione di alcune tipologie ricorrenti – la ricerca si è concentrata anche su problemi più specificatamente artistici, riguardanti sia l’immagine di Soriano, sia il problema delle copie. In primo luogo è interessante verificare come l’immagine di san Domenico, eseguita forse da un modesto pittore quattrocentesco che ha conosciuto l’opera di Antonello da Messina, Paolo di Ciacio da Mileto, si presenti con caratteristiche stilistiche ben lontane dalla produzione artistica cinquecentesca, e per questo motivo non sia stata immediatamente riconosciuta come immagine miracolosa, ma anzi giudicata rozza e poco elegante; in un secondo momento, tuttavia, lo stile attardato con cui è stata eseguita può aver contribuito a farne notare lo statuto eccezionale e miracoloso. Differente è il problema delle copie dell’icona di Soriano: l’indagine si presenta come molto ampia e ricca di interessanti spunti sul ruolo delle immagini miracolose nel Seicento europeo e in questo senso lo slittamento dell’arco cronologico rispetto alle intenzioni iniziali induce a riflettere sul ruolo delle icone prodigiose e delle immagini ‘di culto’ nella cosiddetta età dell’arte.
Due sono i filoni principali in cui è possibile dividere le riproduzioni dell’icona miracolosa: le copie fedeli, che riproducono con precisione filologica la tela portata dalla Vergine in Calabria, e le raffigurazioni dell’evento miracoloso, che mettono in scena il prodigio dell’arrivo della tela, alla presenza delle tre sante donne. Il percorso iconografico della raffigurazione del miracolo di Soriano è di eccezionale successo non solo in Italia, dove quasi ogni insediamento domenicano presenta un dipinto che illustra il miracolo, ma anche in Spagna, dove il tema gode di una vastissima fortuna, e nei paesi toccati dalla riforma protestante (Germania, Polonia), fino alle terre del nuovo mondo (il primo abitato dell’Uruguay è denominato Santo Domingo de Soriano, oggi Villa Soriano). Attraverso lo studio degli insediamenti domenicani in Europa – generalmente sede privilegiata per la collocazione di una copia dell’immagine miracolosa, o per una raffigurazione del prodigio di Soriano – si tenterà di tracciare una geografia della diffusione del culto per la tela calabrese, cercando di verificare alcune ipotesi di partenza sul ruolo delle icone miracolose come veicolo attivo di devozione. Le reliquie e le icone, oggetti che svolgono un ruolo chiave nel culto cristiano, funzionano in modo complementare e quasi indissolubile, attraverso una dialettica tra invisibile e visibile, tra memoria e potere miracoloso; sono presenza viva che ripropone, nello spazio ecclesiastico, la figura del santo, associando via via alla sua raffigurazione diversi significati, eucaristici, liturgici, caritativi, ascetici.
fonte: http://www.khi.firenze.it/forschung/projekte/projekte/projekt50/index.html
testo di @Laura Fenelli