San Domenico in Soriano – 486° Anniversario della Calata del «Quadro»

di Martino Michele Battaglia

«Una grandissima semplicità di colori riluce un artifizio tanto maestrevole in formar proporzionatamente tutto il corpo, che dimostra manifestamente, che l’industria humana non sarebbe à ciò stata bastevole, e la divina ha impiegata in quella tela molt’arte. Dove in tal modo con la maestà del personaggio, gareggia l’umiltà del sembiante, che non sapresti discernere se si rappresenti quivi, il più maestoso uomo che sia stato sopra la terra, o il più abietto, e dispregiato di se medesim14256706_10205841700315854_1218202331_no, che fosse nel mondo: dove in un aspetto serenissimo cagionante a chi lo contempla interno gaudio, e spirituale allegrezza […] E il corpo di quell’Immagine di cinque palmi e un quarto di lunghezza (mm. 1.386), nella destra mano ha un libro, e nella sinistra un giglio, dove egli si dimostra di mediocre statura di aspetto bello, ma venerando e mortificato, col volto alquanto affilato e il naso aquilino, i capelli la maggior parte son canuti, e gli altri (peli), così della barba come della testa, dimostrano che vanno alquanto al rosso; la faccia è molto bianca, e ha col candore congiunta la pallidezza; gli occhi son serenissimi, e da ogni parte che essi guardino rimirano con uno piacevolissimo terrore; le vesti e l’abito non passano il tallone restando tutto il piede di scarpe nere coperto, e finalmente tutta l’Immagine altro non rassembra se non artifizio celeste e divino». Così Silvestro Frangipane (Raccolta dei miracoli et Grazie adoperate dall’Immagine del Padre San Domenicoin Soriano, Stamperia P. Brea, Messina, M.DC.XXI) descrive il Quadro miracoloso del Santo Patriarca Domenico custodito nella “Santa Casa” di Soriano Calabro. La sacra Immagine Acheropita, celebre in tutto il mondo cristiano,richiama ancora oggi viandanti e cercatori di grazie da ogni dove per i prodigi riconosciuti fin dalla sua apparizione.L’immagine di San Domenico impressa sull’involucro di tela
consegnato dalla Vergine Santissima al fratello laico Lorenzo da Grotteria (RC) nella fatidica notte tra il 14 e il 15 di settembre (1530), non è altro che un dono fatto all’allora piccola comunità di frati predicatori che si erano stabiliti nel borgo sorianese, ai piedi della Collina degli Angeli nel dicembre 1510.Il monastero, infatti, fu eretto grazie a padre Vincenzo di Catanzaro O. P., inviato a Soriano dallo stesso San Domenico che gli apparve più volte in visione. Lo storico del Santuario padre Antonino Barilaro O.P. riporta con dovizia di particolari che ci vollero quasi ottant’anni ai fini del riconoscimento ufficiale dei fatti accaduti nel 1530.Numerosi artisti dipinsero la scena della consegna di questo “dono divino” in tutta Europa, tra essi il Guercino (1591-1666) in quel di Bolzano. Oltreoceano il prodigio si propagò soprattutto in America Latina.L’immagine di San Domenico continua ad avere un forte impatto taumaturgico sul popolo cristiano, dispensando grazie e favori a quanti si sono recati e giungono tuttora a pregare al suo cospetto.Rudolf Otto osserva come siamo ormai abituati a usare la parola «santo»21403_302942303182859_807970701_n in senso prettamente figurato, intendendola come predicato assolutamente morale, come il «buono perfetto». Lo stesso Kant definisce volontà santa, quella volontà mossa esclusivamente dal dovere che ci invita ad ubbidire senza esitazione alla legge morale. Sorge spontaneo chiedersi allora quale sia la perfetta volontà morale se non quella che ubbidisce alla legge universale di Dio stabilita dal Creatore nel segno dell’uguaglianza e della fraternità. Legge moraleche durante il medioevo vide in trincea proprio San Domenicoinsieme a San Francesco d’Assisi e ad altri santi alla sequela di Cristo unico e autentico salvatore degli uomini. Si narra cheDomenico, ancora giovane, durante un periodo di carestia a Palencia, vendette i suoi preziosi libri, le suppellettili e tutti i suoi averi per dar da mangiare ai poveri. Ancora, nel 1206, incontrando i legati papali a Montpellier, l’abate Arnaldo Amaury, Pietro di Castelnau e maestro Raul, Domenico li esortò ad abbandonare il lusso, rimproverandoli con la severa eloquenza di un profeta ebraico, inducendoli all’austerità e all’umiltà apostolica.La stessa immagine la ritroviamo oggi in Santa Teresa di Calcutta che fece dei poveri la sua ragione di vita. Proprio perché il povero è il volto di Cristo in terra.Perciò un apostolo della fede come San Domenico non poteva accettare discriminazioni e disparità tra esseri umani. Camminava scalzo con i piedi insanguinati prima di indossare le scarpe per entrare a predicare in una città e annunciare con vigore il vangelo di Cristo, unica via di salvezza.

San Domenico fu in contatto diretto con i monaci calabresi e li ebbe come cooperatori nella missione svolta tra il 1220 e il 1221. Sognava di fondare una fucina di apostoli proprio nella nostra amata terra di Calabria. Le immani fatiche per evangelizzare l’Italia settentrionale stremarono le sue energie al punto che il 6 agosto del 1221, in Bologna, consegnò lo spirito a Dio, proprio nel giorno in cui la Chiesa celebra la Trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor. Nello spirito portava con sé in cielo il bel sogno della Calabria. Scrive Antonino Barilaro O.P.: «Era il primo Santo che conservava, anche nella visione beatifica, una certa nostalgia della terra, di quella terra». Dalla terra di Soriano l’Immagine di San Domenico di Guzmán diede vita a un fermento di fede popolare, che portò alla realizzazione di un complesso monumentale tra i più grandi d’Europa. Domenico Taccone-Gallucci riporta al riguardo la seguente scrittura dello storico calabrese Elia Amato: «MagnificentiaSanctuariiSuriani, Religiosorumsanctitateconspicuorumexempla, SacraeImaginisadorandaac tremenda maiestas, exterorumanimosconsolationesimulac stupore perfundunt», alla quale aggiunge: «Ed invero la fama del tutto straordinaria per sua diffusione in ogni parte del mondo fin dai primi anni della prodigiosa apparizione del Santo Simulacro, non ad altra cagione dee attribuirsi se non che a quella speciale economia della Provvidenza divina, la quale nel secolo della predominante ed insuperbita Eresia volle che appo i popoli si fosse svegliato un maggior culto verso Colui che fu il Martello di essa».Numerose sono le testimonianze di miracoli attraverso l’Immagine di Soriano, in Italia e persino all’estero: Spagna, Austria, Dalmazia, Germania, Belgio.

In occasione del Giubileo Domenicano l’artista sorianese, Antonino Luciano ha realizzato una magnifica cornice di legno massello con vetro antiproiettile, per poter portare il «Quadro» miracoloso (in via del tutto eccezionale)in processione per le vie del paese. Si tratta di un’opera maestosa che Luciano ha offerto come ex voto alla Santa Immagine dispensatrice di grazie e protezione. Il 14 settembre a mezzogiorno solenne traslazione del Quadro con il canto dello SpemMiram(responsorio del Santo).I balconi delle case del piccolo borgo sono adornati con una copia della Celeste Immagine. La Confraternita di Gesù e Maria del SS. Rosario (con in testa il Priore Domenico Margiotta) impegnata insieme al comitato per i festeggiamenti, hanno rivolto l’invito a diverse confraternite del vibonese e del catanzarese per la commemorazione della Calata del Quadro nei ruderinella Chiesa Antica il 15 di settembre. La cerimonia officiata da sua Ecc. mons. Luigi Renzo (vescovo di Mileto) richiama ogni anno fedeli da tutto il comprensorio. La festa del Santo di Caleruegaè quindi motivo di riflessione sul ruolo dei cristiani nell’era attuale. Sul cammino di conversione, nell’anno del giubileo straordinario della Misericordia e del giubileo domenicano sugli 800 anni di predicazione che hanno tenuto vivo il fuoco della fede. La beata Giovanna D’Aza, madre di San Domenico, sognò un cane con una fiaccola in bocca,stretta tra i denti, che girava per il mondo. Era suo figlio che doveva infiammare il mondo con la sua predicazione. La Santa Immagine di Soriano incarna quindi, proprio lo spirito di San Domenico che trasmette il fuoco della fede. Si dice infatti: «Il corpo di San Domenico riposa a Bologna, ma il suo spirito è a Soriano».

 

 

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