di Martino Michele Battaglia
Partimmu di tantu luntanu
San Cosma e Damianu
La grazia ti cercamu
Cu voli grazii
Mu vene a Surianu
ca c’è San Cosma e Damianu
Vorria sapiri cu vi fici tantu belli
Supa a sta vara tutti dui fratelli
San Cosma e Damianu
Siti medici suprani
e cu cori vi pregamu
San Cosma e Damianu
Che bella sta jurnata
Di stari in cumpagnia
San Cosma e Damianu
Pregati Iddiu pe’ mia
Nui di la casa facimmu stu vutu
San Cosma e Damianu datici aiutu
Nui pe’ na grazia venimmu a Surianu
San Cosma e Damianu
e tu ci l’hai da fare
e tu ci l’hai da fare .
Cantavano così schiere di pellegrini che dal XVIII secolo in poi, giungevano a Soriano per venerare i Santi Medici Cosma e Damiano .
Ancora oggi nei giorni della festa , il 26 e il 27 di settembre di ogni anno, questo canto riporta indietro l’orologio della storia, quando tanta gente dei paesi limitrofi , ma anche da altri posti della penisola, giungeva a Soriano per stare in compagnia dei Santi Medici Cosma e Damiano, che testimoniarono la loro fede in Cristo fino all’estremo sacrificio.
Le poche fonti disponibili sulla vita dei due santi , riferiscono che Cosma e Damiano nacquero in Arabia, e appartenevano ad una nobile famiglia che professava clandestinamente la religione cristiana. Il padre forse di nome Niceforo, probabilmente morì martire in giovane età, la loro madre donna molto pia, di nome Teodora(o Teodata), si occupò della loro educazione. Per ragioni di studio si trasferirono probabilmente ad Alessandria in Siria, dove appresero l’arte medica. In Siria a quel tempo vi erano le scuole più rinomate di Teofrasto e Galeno. La scuola di Galeno, tra l’altro era ben accolta dalla Chiesa per il fatto di considerare il corpo come lo strumento dell’anima creato da un Ente Supremo. Di qui, i due fratelli esercitarono a Egea (Aigai in Cilicia, attuale Ayas degli Armeni in Turchia e a Ciro (Cyr o Kiròs) e in Siria come testimoniato dal Vescovo Procopio. La Cilicia si era convertita ben presto al cristianesimo dopo la predicazione di San Paolo. Alcuni scritti parlano di un farmaco di loro invenzione chiamato Epopira, ma è noto che essi univano alla cura la preghiera, si dice infatti che avevano ricevuto dallo Spirito Santo il potere di guarire ogni sorta di malattia a uomini e animali. Accresciuto il loro potere taumaturgico in tanti andavano a trovarli per essere guariti e si convertivano al cristianesimo, non a caso molti pagani scelsero liberamente di accettare il credo cristiano dei Santi Medici. I due fratelli non accettavano mai alcun compenso di qualsiasi natura per i loro servigi, ciò gli valse l’appellativo di Santi Anàrgiri con cui passarono alla storia, che significa nemici del denaro, dal greco anargyroi. Tuttavia, il libro del Sinassario della Chiesa di Costantinopoli riferisce che una donna di nome Palladia , dopo aver speso tutto con i medici, si recò da loro e subito guarì. Offrì allora un piccolo dono(tre uova) a Damiano che lo accettò non per cupidigia di danaro, ma per non far torto allo zelo e alla buona volontà della donna. Quando Cosma fu al corrente di ciò, profetizzando l’imminente martirio, ordinò che alla sua morte il suo corpo fosse seppellito lontano da quello del fratello. Il Signore apparve allora a Cosma per scusare Damiano per l’accettazione del dono. Il proconsole romano Lisia, venuto a conoscenza della fama dei due Santi ordinò che gli fossero portati davanti. Vedendoli di fronte Lisia chiese quali fossero i loro nomi ed essi risposero : ‹‹I nostri nomi sono Cosma e Damiano e abbiamo altri tre fratelli : Antimo, Leonzio ed Epupreio; la nostra patria è l’Arabia e come cristiani non possediamo ricchezze ››. Dopo fustigazioni e torture i cinque fratelli subirono il martirio per ordine di Lisia sotto il regno di Diocleziano a Ciro (o forse a Egea), probabilmente nel 303, secondo la pena riservata ai nobili. Con coraggio i Santi Medici diedero testimonianza della loro fede insieme ai loro giovani fratelli pregando per il loro carnefici mentre le loro teste cadevano ad una ad una. L’iconografia riproducendo la narrazione del momento della loro sepoltura attesta che mentre alcuni uomini si apprestavano a dare a Damiano sepoltura separata dal fratello un cammello che si trovava vicino al luogo, parlò e disse :‹‹ Nolite eos separare a sepoltura, quia non sunt separati a merito ››. Teodoreto li definì illustri atleti e generosi martiri. Papa Felice IV fece costruire a Roma una grande basilica in loro onore, e pare che il 27 settembre sia il giorno commemorativo della basilica e non la data del martirio. Infatti, a causa di tale incertezza sul giorno del Martirio, la Chiesa ha trasferito il giorno della festa dei Santi Medici al 26 settembre. La tradizione asiatica festeggiava i due santi il primo giorno di Novembre, quella romana il primo luglio e quella arabica il 17 ottobre. Molte chiese sorsero e furono dedicate ai Santi Cosma e Damiano, nei secoli IV e V, in Panfilia, in Cappadocia, a Edessa e a Costantinopoli dove furono erette quattro basiliche in loro onore. Di esse ebbe grande risonanza in tutto l’oriente, per la magnificenza dei loro ornamenti, quella fatta costruire dall’imperatore Giustiniano nel 571 sulle loro tombe, dopo essere guarito per loro intercessione. In questa basilica divenuta santuario nazionale, numerosi ammalati si recavano per impetrare la guarigione dai loro mali, praticando il rito della ‹‹incubazione››. Perciò i malati passavano la notte in chiesa addormentandosi, e durante il sonno i Santi venivano a curarli, facendo un’operazione chirurgica, i cui effetti si notavano subito il giorno dopo, se era necessario, oppure applicando un impacco a base di olio e cera, o in definitiva suggerendo rimedi a volte molto strani. Sotto il pontificato di San Gregorio Magno le reliquie dei cinque Santi martiri furono traslate dalla città di Ciro a Roma nella basilica a loro dedicata da papa Felice IV. In questa basilica lavorava un diacono di nome Giustiniano che aveva la gamba destra divorata da un cancro. Una notte mentre dormiva accanto all’altare dove si trovavano le reliquie dei Santi martiri, gli apparvero in sogno i due santi Medici con unguenti e strumenti chirurgici. Pare che Cosma abbia chiesto a Damiano dove poter recuperare una gamba di ricambio e Damiano abbia risposto che nel cimitero di San Pietro in Vicoli si trovava il cadavere di un uomo di colore etiope da poco seppellito. Di qui a seguire il racconto, i due Santi si recarono al cimitero e amputarono la gamba all’etiope e sostituirono la gamba corrosa del povero diacono che al risveglio non sentiva più dolore e si accorse di avere una gamba nuova più scura dell’altra. Tornando a casa il diacono raccontò il miracolo a tutti così in tutto il mondo i divini fratelli, risanatori del male, furono da allora designati patroni dei medici, dei chirurghi, dei farmacisti e invocati come protettori degli ospedali. Il culto dei Santi Medici nel tempo, si è propagato in tutta Europa e si è radicato in tutte le regioni italiane. Infatti, i crani dei Santi vennero traslati da Roma a Brema nel X secolo : nel 1581 la figlia dell’imperatore Carlo V, Maria , li donò alla chiesa delle clarisse del convento di Madrid. Tuttavia, le stesse reliquie sono venerate anche nella chiesa di San Michele Arcangelo a Monaco di Baviera dove secondo un’epigrafe furono poste nel XV secolo. Le prime notizie invece sulla reliquia custodita a Bitonto è del 1572 secondo la data di svolgimento della visita pastorale di mons. Musso. La venerazione ai Santi Cosma e Damiano si diffuse rapidamente non solo nel Lazio, ma in tutta la penisola. In Toscana la famiglia dei Medici verso la metà del 1400 li elesse propri patroni, facendoli oggetto di culto e commissionando al Beato Angelico alcune tele con gli episodi relativi ad alcuni episodi della loro vita e ad alcuni prodigi compiuti dopo la loro morte. Tra le tele spiccano la pala di San Vincenzo di Annalena, commissionata da Cosimo per Annalena Malatesta, ttra il 1430 e il 1440, la pala di San Marco , di qualche anno posteriore, in cui è rappresentata la scena del trapianto della gamba nera, tema ripreso in seguito da tanti altri artisti, e la scena del cammello che parla al momento della sepoltura dei due fratelli. La nascita dei trapianti risale quindi proprio al terzo secolo d. C. quando si verificò il miracolo del primo trapianto di arti nella storia della medicina, di gran lunga in anticipo rispetto a quando nel 1902 il chirurgo francese, Alexis Carrel, premio Nobel per la medicina nel 1912, mise a punto la tecnica di anastomosi vascolare, in grado di suturare fra loro i vasi sanguigni. Si sa, che grazie a questa tecnica furono compiuti i primi esperimenti sui trapianti di organi nella scienza medica moderna, anche se la figura dei Santi Medici resta un punto di riferimento nel campo medico-scientifico. A loro sono dedicati seminari e convegni come in Puglia dove in occasione della loro festa si radunano medici, donatori di organi, donatori di sangue, trapiantati e pazienti in attesa di trapianto di organo. Il culto dei Santi Medici è radicato in particolare al Sud della penisola. La devozione , attestata nel Medioevo, ha ripreso uno slancio ulteriore in epoca moderna per il fatto di rispondere alle ansie legate alla precarietà dell’esistenza.
A Soriano c’è una statua di pregevole valore artistico, opera del rinomato scultore serrese, Vincenzo Zaffino, che la scolpì agli inizi del XVIII secolo su committenza della famiglia Grillo di Soriano, che successivamente la diede in dono alla chiesa Matrice dedicata a San Martino Vescovo di Tours. Gli anziani infatti, raccontano ancora, che negli anni trenta, durante la festa dei Santi Medici, l’erede del simulacro della famiglia Grillo, il signor Raffaele, falegname, protestò vivacemente nei confronti del parroco di allora, l’arciprete Domenico Bartone, chiedendo la restituzione del gruppo statuario. Al passaggio della processione chiese all’arciprete Bartone dove stessero portando i suoi Santi, intimando di lasciarli davanti alla sua abitazione. Il parroco ignorò le minacce facendo proseguire il corteo processionale, quando il signor Raffaele uscì dall’officina del fratello Francesco, impugnando una grossa mazza con cui colpì rabbiosamente la base del simulacro. Le due splendide sculture miracolosamente non subirono il minimo danno tra lo stupore dei presenti che fermarono subito il contestatore. Il signor Raffaele Grillo, a detta della moglie, compì questo gesto estremo per affermare un suo diritto, e cioè, la restituzione del simulacro dei Santi Medici. Altro aspetto riprovevole riguarda il furto dei due piccoli vasi dell’antica spezieria del santuario domenicano che uno dei due santi teneva presso di se sopra una specie di portaoggetti in legno dove erano predisposti i ferri chirurgici utilizzati dai due fratelli per i loro interventi. Spesso si sente dire che i Santi Medici si sono serviti di questo simulacro, che accomuna i due fratelli come protesi in un atto di amore verso gli ultimi, operare prodigi e risolvere casi disperati, questo è certamente il motivo di tanta devozione da parte dei fedeli. Quasi tutti i miracolati raccontano di aver sognato, a volte in coma, o nei momenti difficili della loro malattia, uno di loro che, col volto sorridente, che li incoraggiava a non preoccuparsi assicurando loro la guarigione, chiedendo in cambio di venire nella loro casa di Soriano per ringraziarli di persona. Il gruppo statuario dei Santi Medici, è stato recentemente restaurato su iniziativa del parroco don Pino Sergio dal maestro Saverio Scigliano che ha riportato le due splendide sculture allo stato originale per essere nuovamente venerate e ammirate per la loro bellezza artistica dai fedeli. Sulla figura carismatica dei due Santi don Pino Sergio afferma: ‹‹Questa attenzione ai malati è pure uno strumento efficacissimo di apostolato cristiano. È appunto l’opera di proselitismo costa il martirio ai due fratelli martirizzati con altri cristiani››. Tanta gente continua ad affidarsi ai Santi Medici per cercare di superare le difficoltà della vita, perciò molti pellegrini giungono a Soriano, dove un tempo vi era una grande festa in onore dei due Santi martiri cristiani. Gli ex-voto davanti al simulacro dei Santi Medici Cosma e Damiano di Soriano, rappresentano una ‹‹grandiosa ierofania››, che nega la morte per affermare la vita attraverso la speranza messa in scena da quella ‹‹strategia del desiderio›› che arretra dinanzi al pericolo della nullificazione in prospettiva della vita eterna promessa da Cristo.
Martino Michele Battaglia